L’agente sportivo è una figura professionale nata per gestire le trattative contrattuali tra atleti e società sportive. La sua regolamentazione ha subito diverse modifiche nel tempo, passando da un sistema poco strutturato ad uno (quantomeno nella forma) più rigido, con la creazione di un albo professionale e la conseguente richiesta di specifici requisiti per ottenere l’abilitazione.
Lo scorso 16 febbraio 2025 è andato in scena il match tra Juventus e Inter valevole per il 25° turno del Campionato di Serie A TIM, conclusosi con il risultato di 1 a 0 in favore dei padroni di casa.
Al fischio finale dell’arbitro, mentre si avviava verso il tunnel direzione spogliatoi, Lautaro Martinez, capitano della squadra meneghina, è stato ripreso dalle telecamere a bordo campo nell’atto di proferire una serie di espressioni blasfeme che, a giudicare dal labiale, lascerebbero poco spazio ad interpretazioni.
Lo sport rappresenta al giorno d’oggi un settore economico di primaria importanza, capace di generare entrate ingenti attraverso diverse fonti di reddito, tra cui diritti televisivi, biglietteria, merchandising e, in modo particolare, le sponsorizzazioni.
L’ordinamento sportivo italiano ha subito profonde modifiche con l’entrata in vigore del D.lgs. n. 36/2021, che ha ridefinito la figura del lavoratore sportivo, incidendo su aspetti contrattuali e previdenziali. Contestualmente, l’Accordo Collettivo tra Lega Nazionale Dilettanti (LND), Associazione Italiana Calciatori (AIC) e Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), insieme alle Norme Organizzative Interne della FIGC (NOIF), disciplinano a loro volta il rapporto di lavoro degli atleti dilettanti.
Il Divieto di Accesso alle Manifestazioni sportive (generalmente conosciuto e denominato con l’acronimo D.A.SPO.) è una misura di prevenzione atipica – la cui applicazione prescinde cioè da un accertamento giudiziale – prevista ed introdotta nel nostro ordinamento con la Legge n. 401 del 1989.
Il D.A.SPO. inibisce al soggetto ritenuto pericolosamente sociale di poter accedere nei luoghi in cui si svolgono determinate manifestazioni sportive.
La Serie C è la lega che storicamente ha sempre sperimentato le nuove iniziative (es. i tre punti e i playoff), tra di queste rientra l’inedita Riforma Zola, la quale si prefigge l’obbiettivo di stimolare le società ad investire sui settori giovanili che, per molti club di C, rappresentano più dei costi che delle risorse da cui attingere.
Cosa succederebbe se ogni accordo, scambio di servizi o trattativa potesse avvenire senza intermediari, avvocati, notai o banche? Quello che sembra impossibile, o addirittura fantascienza, è invece una realtà grazie alla tecnologia blockchain, che possiamo definire come un registro digitale condiviso, dove le informazioni sono registrate in modo sicuro, trasparente e immutabile.
La sostenibilità è oggi un principio cardine nell’elaborazione di politiche aziendali e il settore sportivo non può sottrarsi alle crescenti richieste di conformarsi ai principi di tutela ambientale e responsabilità sociale. Dalle grandi infrastrutture urbane alle strutture sportive locali, dalle organizzazioni internazionali ai club dilettantistici, l’intero comparto sportivo è chiamato a rivedere il proprio modello operativo alla luce di obblighi e responsabilità che incidono su ogni ambito delle attività organizzative e gestionali. L’impatto ambientale generato dalle infrastrutture, le emissioni prodotte dai trasferimenti di tifosi e atleti e l’adozione di pratiche di gestione efficiente delle risorse naturali, costituiscono aspetti centrali su cui gli operatori del settore sono obbligati a intervenire per conformarsi alle normative nazionali e internazionali in materia di sviluppo sostenibile.
Con il D.lgs. n. 231/2001 è stata introdotta nel nostro paese la responsabilità amministrativa penale degli enti laddove vi è l’insorgenza di uno dei reati riportati nel Testo di legge in esame (c.d. Reati presupposto) e questo viene commesso da un soggetto che riveste una posizione apicale o subordinata all’interno dell’ente.
Lo Statuto federale della FIGC è stato recentemente modificato: la proposta del presidente della FIGC Gabriele Gravina è stata approvata dall’83,3% dei votanti, a fronte di un 6,4% di contrari e un 10,3% di astenuti. Nessun club della massima serie ha votato a favore della riforma firmata Gravina (i numeri parlano di otto contrari e dodici astenuti) ma nonostante ciò la proposta è passata lo stesso.