IL CASO SETTEBELLO – SQUALIFICA, SANZIONI E IMPATTO SULLA GIUSTIZIA SPORTIVA

1. IL FATTO

Il 7 agosto 2024, durante le Olimpiadi di Parigi, una partita di pallanuoto apparentemente normale si trasforma in un caso controverso che scuote il mondo sportivo.

Italia e Ungheria si sfidano nei quarti di finale del torneo maschile, siamo nel secondo tempo con l’Italia sotto di una rete, parziale di 2-3, quando Francesco Condemi, con un potente tiro dalla sinistra, spiazza il portiere ungherese e segna il gol del pareggio portando il punteggio sul 3-3.

Tuttavia, subito dopo l’esultanza il gioco si ferma in modo inaspettato. Gli arbitri, Adrian Alexandrescu (Romania) e Valesin Miskovic (Montenegro), decidono di consultare il VAR per una possibile infrazione di Condemi.

Dopo un primo controllo sembra che tutto possa proseguire senza problemi, ma pochi istanti dopo l’arbitro Alexandrescu richiede una seconda revisione.

A seguito di questo secondo consulto VAR Alexandrescu torna a centro vasca, estrae un cartellino rosso ed espelle Condemi per brutalità.

La decisione è sorprendente e lascia interdetti i presenti: Condemi, infatti, colpisce sì al volto un avversario durante il tiro, ma il contatto sembra chiaramente accidentale, frutto dello slancio della sua azione.

A seguito di questa espulsione il gol dell’Italia viene annullato e agli avversari viene concesso un tiro di rigore, che l’Ungheria trasforma prontamente.

Da un possibile 3-3, il risultato si ribalta in un 4-2 a favore degli ungheresi. Le proteste italiane sono immediate, ma non portano a nulla.

Alla fine, l’Italia cede ai rigori, chiudendo l’incontro sul 12-10, dopo un 9-9 nei tempi regolamentari.

Nonostante la sconfitta la Federazione Italiana di Nuoto non si arrende e presenta subito ricorso contro l’espulsione di Condemi.

In serata il Management Committee di World Aquatics risponde alla protesta italiana.

La commissione, composta da Antonio Silva (Portogallo, Presidente della European Aquatics), Joo Hee Park (Corea del Sud) ed Erik Van Heijningen (Paesi Bassi e coordinatore della giuria di appello), analizza la situazione e redige un documento ufficiale.

Nel comunicato si legge che “dopo aver preso in considerazione le circostanze del caso e visionato il filmato dell’azione, il Management Committee non può concludere che ci sia stato intento malevolo nell’atto di tirare la palla da parte del Sig. Condemi, la cui mano ha colpito il volto dell’avversario in modo accidentale”.

Di conseguenza, la commissione conferma che Condemi non sarà sospeso per le partite successive del torneo.

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2. OLTRE LA BEFFA

L’epilogo di questa controversa partita si è rivelato un susseguirsi di beffe, lasciando l’Italia senza possibilità di appello.

Nel comunicato ufficiale della commissione arbitrale viene infatti riconosciuto l’errore di valutazione commesso dai direttori di gara, che hanno erroneamente classificato come “violento” un gesto chiaramente accidentale. Condemi è stato scagionato e la sua espulsione smentita, ma il verdetto rimane immutabile: l’Italia è sconfitta, e la partita non si può rigiocare.

Secondo il regolamento di World Aquatics, infatti, il match può essere ripetuto solo in presenza di un errore tecnico dell’arbitro e, in ogni caso, previa approvazione del Comitato di Appello della competizione (Art. WP 22.13). Tuttavia, errori di giudizio – come quello che ha causato l’espulsione di Condemi – sono considerati irrevocabili, salvo sia dimostrata la malafede del direttore di gara.

La possibilità di intervenire è dunque estremamente limitata e, come stabilito dal Codice Olimpico, il calendario dei tornei olimpici non ammette cambiamenti postumi a meno di gravi motivi disciplinari.

Nel caso dell’Italia, benché gli arbitri siano stati sospesi, non è prevista alcuna misura per ripetere la partita o modificarne l’esito.

Di fronte a questa decisione irreversibile e alle conseguenze di un errore tanto pesante, la nazionale italiana ha deciso di esprimere apertamente il proprio dissenso.

Due giorni dopo la sconfitta con l’Ungheria, il 9 agosto, l’Italia affronta la Spagna in una partita valevole per il posizionamento dal 5° all’8° posto. Durante l’esecuzione dell’inno nazionale, i giocatori italiani compiono un gesto di protesta silenzioso ma eloquente: anziché voltarsi verso la giuria come di consueto e come previsto dai regolamenti (Art. 5 del Protocollo Olimpico), scelgono di rivolgersi al pubblico, voltando le spalle alla commissione. È un atto simbolico, un chiaro segnale di disapprovazione verso una giustizia che, pur ammettendo l’errore, non offre alcuna riparazione.

La protesta trova eco anche nel gesto dello stesso Condemi, il quale, con una mossa altrettanto simbolica, decide di entrare in acqua e uscire subito dopo, rispettando così formalmente la regola sull’inferiorità numerica (Art. WP 21.4) prevista dal regolamento in caso di espulsione di un atleta. In questo modo, Condemi simula la situazione imposta alla squadra durante i quarti di finale, sottolineando con una punta di ironia quanto sia paradossale una squalifica che, pur revocata, non ha restituito all’Italia il risultato.

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3. LE CONSEGUENZE DEL DANNO

La protesta dell’Italia ha attirato l’attenzione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), che ha avviato un’indagine preliminare sulla violazione del protocollo olimpico da parte degli atleti italiani.

In base alla Regola 50 della Carta Olimpica, gli atleti sono tenuti a non esprimere posizioni di dissenso politico o altre manifestazioni pubbliche non consentite, specialmente in occasione di cerimonie ufficiali come l’inno nazionale. Il gesto di girarsi verso il pubblico e voltare le spalle alla giuria è stato esaminato per valutare se potesse costituire una violazione della neutralità richiesta agli atleti.

Dopo che il CIO ha avviato l’indagine la Federazione Italiana di Nuoto (FIN) ha presentato ricorso in difesa dei propri atleti, sottolineando che il gesto di protesta era stato una manifestazione pacifica e simbolica, senza intenti offensivi o violazione della Carta Olimpica. La FIN ha domandato una valutazione di proporzionalità, sostenendo che il contesto giustificava la protesta in quanto seguita da un’ammissione di colpa da parte del Comitato Arbitrale di World Aquatics, con ha proceduto alla sospensione degli arbitri.

Dopo un’attenta analisi il CIO ha deciso di non sanzionare formalmente i giocatori italiani, ritenendo che la protesta fosse effettivamente una risposta diretta a un evidente errore arbitrale riconosciuto dalla stessa World Aquatics. Tuttavia, per mantenere l’integrità del protocollo olimpico, il CIO ha emesso una lettera di richiamo ufficiale alla FIN e alla squadra italiana, ricordando l’importanza del rispetto delle regole di comportamento ufficiali durante i Giochi.

Il CIO ha quindi chiuso il procedimento disciplinare senza applicare alcuna sanzione (almeno in un primo momento).

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4. LE ULTERIORI (E PIU’ GRAVI) CONSEGUENZE

Nonostante il CIO abbia archiviato il procedimento disciplinare, lo stesso non si può dire per l’Aquatic Sports Integrity Unit (AQIU), organismo indipendente operativo dal 1° gennaio 2023, istituito su iniziativa di FINA per rafforzare la lotta al doping, prevenire la manipolazione delle competizioni, promuovere standard etici elevati e salvaguardare il benessere di tutti i soggetti coinvolti nelle discipline acquatiche.

L’AQIU ha infatti scelto di proseguire con l’iter processuale, che si è concluso il 17 ottobre 2024 con una sentenza destinata a far discutere.

La decisione dell’AQIU è stata per molti versi sorprendente: una squalifica di sei mesi per l’intera squadra, con l’aggiunta di una multa di € 100.000,00 a carico della FIN.

La sanzione pecuniaria è stata suddivisa in due parti: i primi € 50.000,00 dovranno essere pagati entro 90 giorni dalla data di pubblicazione della sentenza, mentre la seconda tranche sarà oggetto di sospensione condizionale per la durata di due anni e dovrà essere versata nel solo caso in cui il Settebello dovesse incorrere in ulteriori violazioni entro il 17 ottobre 2026.

Il Settebello è stato formalmente sanzionato per una violazione dell’articolo 5 dell’Integrity Code di World Aquatics, riguardante i “doveri di buona condotta”.

La sentenza, tuttavia, è piuttosto scarna sotto il profilo delle motivazioni, limitandosi a indicare che le infrazioni non riguardano unicamente fatti avvenuti in campo.

Secondo le informazioni divulgate si parla infatti di episodi di aggressione, sia verbale sia fisica, da parte del Commissario Tecnico, Sandro Campagna, e di alcuni giocatori nei confronti di arbitri e commissari, subito dopo la fine della partita.

Gli eventi sarebbero avvenuti in prossimità dell’area tra gli spogliatoi e i pullman della squadra.

Le conseguenze della squalifica sono rilevanti: la Nazionale non potrà partecipare alla World Cup, il cui inizio è previsto per il 6 gennaio 2025. Rimane invece confermata la possibilità di prendere parte ai Mondiali di Singapore in programma a luglio 2025, evento di grande rilievo per la pallanuoto internazionale, al quale la Nazionale potrà prepararsi senza ulteriori limitazioni.

La Federazione Italiana Nuoto ha deciso di non presentare ricorso avverso la sentenza dell’AQIU, chiaro indice della volontà di chiudere definitivamente questa vicenda, qualunque sia l’interpretazione che se ne voglia dare. Una scelta che, per certi versi, rappresenta la volontà di lasciarsi alle spalle una pagina dolorosa per lo sport italiano e di concentrarsi piuttosto sulla ripresa e sulla salvaguardia dell’immagine della squadra. Tuttavia, resta aperto il dibattito sull’equità e sull’opportunità di una simile sanzione, lasciando spazio a interrogativi su come le istituzioni sportive intendano bilanciare il rispetto delle regole con la tutela delle squadre e dei loro valori.

In definitiva, il caso rappresenta un precedente significativo nel panorama della giustizia sportiva, poiché mette in luce i limiti e le responsabilità non solo degli atleti e dello staff tecnico, ma anche delle stesse istituzioni sportive, chiamate a garantire sia il rispetto delle norme sia un contesto di crescita e rispetto reciproco.

Milano, 2 novembre 2024

Dott. Simone Gazzi

5. RIFERIMENTI