LA TUTELA DEI MINORI NELLO SPORT
1. QUALI SONO LE LEGGI PRINCIPALI A TUTELA DEI MINORI NELLO SPORT?
I giovani rappresentano la base del movimento sportivo, di conseguenza è molto importante garantire loro tutele che possano farli sentire al sicuro nei luoghi in cui praticano sport.
Lo svolgimento dell’attività sportiva è stato codificato come libertà a livello di fonte primaria, di conseguenza il legislatore si è espresso sul tema dell’importanza dello sport dal punto di vista sociale e sanitario, con tre importanti interventi:
• la legge 23 marzo 1981, n. 91, il cui art. 1 sancisce il principio del libero esercizio dell’attività sportiva;
• la legge 27 dicembre 2017, n. 205, il cui art. 1, comma 369, lett. e), ha espressamente riconosciuto l’esistenza di un vero e proprio diritto allo sport dei minori, obbligando lo Stato a “garantire il diritto all’esercizio della pratica sportiva quale insopprimibile forma di svolgimento della personalità del minore”;
• la legge 30 dicembre 2018, n. 145, il cui l’art. 1, comma 629 e ss., ha realizzato una riforma strutturale dello sport nazionale attraverso l’istituzione di una nuova società governativa, Sport e Salute s.p.a. (che ha sostituito la precedente società CONI Servizi s.p.a.), amministrata da un Consiglio di Amministrazione di soli tre componenti, la cui nomina viene disposta dall’Autorità di Governo competente in materia di sport.
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2. GLI INTERVENTI NELLA RIFORMA DELLO SPORT A TUTELA DEI MINORI
Sono tre le principali teorie che ricercano il significato di ordinamento giuridico.
Dal 1° luglio 2023, con l’entrata in vigore della Riforma dello Sport, le ASD e le SSD (rispettivamente Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche) hanno l’obbligo di designare un Responsabile della tutela dei minori (art. 33, co. 6, D.lgs. n. 36/2021), preposto alla prevenzione ed al contrasto di ogni tipo di abuso e di violenza, nonché alla protezione dell’integrità fisica e morale dei giovani sportivi.
In un periodo storico in cui frequentemente salgono agli onori della cronaca spiacevoli vicende di atleti/e vittime di abusi sessuali, cyberbullismo e altre forme di molestia e violenza, rafforzare il controllo sugli impianti sportivi, la preparazione degli istruttori e il modo in cui i genitori trasmettono determinati valori ai loro figli diventa essenziale.
La riforma dello sport, inoltre, con l’art. 16 del D.lgs. 36/2021, introduce un’importante novità in materia di tesseramento: il minore che abbia compiuto i 12 anni di età non può essere tesserato se non presta personalmente il proprio assenso. Sono stati infatti rimossi i vincoli che legavano anche gli atleti minorenni al proprio club di appartenenza (c.d. vincolo sportivo) impedendone il trasferimento senza il consenso di quest’ultimo.
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3. IL RAPPORTO TRA LO SPORT E LA SCUOLA
Per quanto concerne l’attività sportiva, siamo ancora lontani dall’idea di una scuola “stile americano”, dotata quindi di strutture per praticare discipline anche all’interno dell’orario scolastico.
I motivi principali sono dovuti alla mancanza di fondi per le infrastrutture, alle poche ore a disposizione e magari, perché no, anche alla tendenza degli studenti a voler coltivare le proprie passioni al di fuori del contesto scolastico.
Nel rapporto tra sport, scuola, famiglia e SSD è fondamentale condividere la consapevolezza dei numerosi benefici psicologici, sociali e fisici che comporta la pratica sportiva e l’importante contributo che essa può dare al successo formativo complessivo della persona in fase di sviluppo.
Come è possibile far coincidere sport e scuola?
Per diversi anni lo sport a scuola è stato trascurato, oggi invece si intravede un graduale cambiamento tanto da aver introdotto, come progetto annuale dei programmi sportivi specifici a cui aderire liberamente. Lo scorso settembre, per fare un esempio, è stato approvato un disegno di legge (Atto Camera n. 1424) sulla introduzione della pratica sportiva nelle scuole e sulla istituzione dei Nuovi Giochi della Gioventù (che saranno avviati in forma sperimentale per l’anno scolastico 2024-2025).
Il primo articolo del provvedimento riporta che “la legge si propone di promuovere la formazione sportiva quale parte integrante del percorso scolastico, a partire dalla scuola primaria, e di riconoscere l’educazione motoria e la pratica sportiva quali valori fondamentali per l’espressione della personalità giovanile e quali componenti essenziali del curriculum formativo e scolastico”.
Per questa ragione, nei prossimi anni verrà organizzata una manifestazione aperta a tutte le discipline sportive, denominata “Nuovi Giochi della Gioventù”, che consentirà agli studenti un confronto a carattere sportivo.
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4. LO STRESS PSICOLOGICO E FISIOLOGICO
L’attività sportiva di primissimo livello in giovane età può diventare un lavoro e, nel peggiore dei casi, un obbligo. L’eccessivo stress psicologico e fisiologico posto su atleti/e riduce la motivazione e il divertimento a partecipare e di conseguenza può portare all’abbandono dello sport (il c.d. burnout sportivo).
Si parla di specializzazione sportiva precoce quando le persone in età prepuberale (circa 12 anni) sono impegnate in un solo sport con allenamenti intensivi e/o competizioni per più di otto mesi all’anno.
La specializzazione sportiva precoce interferisce con il normale sviluppo dell’identità personale: ciò può portare ad una mancanza di autonomia e isolamento dal resto dei coetanei in quanto condizionati dal consistente impegno sportivo.
Cosa si può agire per prevenire un simile fenomeno?
I genitori e gli istruttori dovrebbero evitare di far prevalere le proprie aspirazioni utilizzando i figli/atleti come mezzo per raggiungere i loro scopi o soddisfare traguardi sportivi non raggiunti nel loro passato, oppure, un’altra idea potrebbe essere quella di costituire delle linee di indirizzo sull’attività fisica facendo attenzione alle differenti fasce d’età, situazioni fisiologiche e nuove raccomandazioni per specifiche patologie.
Alla luce di quanto osservato,
si può far riferimento alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza:
– art. 12, ogni Stato deve garantire al minorenne il diritto di esprimere liberamente la sua opinione sulle questioni di suo interesse.
– art. 31, ogni Stato riconosce al minorenne il diritto al riposo e al tempo libero, nonché il diritto di dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età.
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5. BULLISMO E CYBERBULLISMO: COME GESTIRLI NELLO SPORT?
Lo sport può diventare un importante deterrente sui fenomeni di bullismo, sia lato vittima che lato autore, evitando anche eventi di isolamento sociale sempre più frequenti tra gli adolescenti.
La violenza esercitata in modo sistematico contraddistingue bullismo e cyberbullismo e può avere conseguenze devastanti per le vittime, a scuola, nello sport e nel privato: perdono la concentrazione, patiscono ripercussioni sui risultati scolastici, rischiano l’emarginazione, la solitudine, fino ai casi estremi di suicidio.
Quando può emergere il bullismo nello sport?
In particolare, quando si esaspera la ricerca della prestazione, quando la competitività diventa eccesso, prevaricazione e quando non si ha rispetto né delle regole né dei compagni.
Con riferimento invece al cyberbullismo, importanti sono gli spunti offerti in materia dalla legge 29 maggio 2017, n. 71.
Essenzialmente la legge in questione si occupa delle disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo. Questo va a moltiplicare le occasioni di molestia, ricatto, ingiuria e diffamazione permesse dal soggetto che si nasconde dietro ad una tastiera.
Rispetto ad altre aggressioni, specie tra adulti, gli atti di bullismo e cyberbullismo si caratterizzano per la giovane età di chi è coinvolto e per il contesto scolastico, sportivo o di aggregazione in cui si verificano.
Sono svariati i casi di cronaca relativi a maltrattamenti subiti da giovani atleti.
Nel 2020, per esempio, un report di Human Rights Watch ha denunciato la pratica giapponese del Taibatsu, consistente nell’utilizzo di forme di violenza praticate sui bambini per motivarli a lavorare di più, tradendo una cultura e una mentalità che normalizza la violenza e l’umiliazione come forme di educazione.
Ancora, la testimonianza delle ginnaste degli Stati Uniti, secondo le quali il dottor Larry Nassar, per un periodo di circa trent’anni ha molestato centinaia di atlete, fingendo di esaminarle per motivi medici, a volte con gli stessi genitori presenti nella stanza.
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6. CONCLUSIONI
Il sistema di tutela mira ad attuare misure di salvaguardia chiare e specifiche per creare un ambiente sportivo sicuro per i bambini ovunque partecipino e a qualsiasi livello.
Il cambiamento può realizzarsi solo attraverso un cambiamento culturale e organizzativo che coinvolga i soggetti responsabili della crescita dei minori attraverso lo sport.
Con le migliori intenzioni per il futuro, il CONI e tutte le federazioni sportive italiane hanno certamente l’obbligo di imparare dai propri fallimenti passati e attuali nella tutela dei piccoli e giovani atleti, nonché di intraprendere azioni più coraggiose e sistematiche per evitare che simili abusi possano ripetersi.
Ronciglione, 20 gennaio 2024
Stefano Verduchi